venerdì 25 marzo 2011

NEO-MAMME IN DIFFICOLTA’: LA DEPRESSIONE POST-PARTUM


Finalmente il momento tanto atteso è arrivato, la nascita di un figlio! E’ un momento intenso, magico, abbiamo superato (più o meno) brillantemente la tanto temuta esperienza del parto, siamo finalmente a casa, con questa creaturina tutta da scoprire e da amare eppure…qualcosa non funziona. O meglio tutto sembra “normale”, dall’esterno, ma ci si sente tristi, scoraggiate, stanche, esauste, senza energie da dedicare a sé e al piccolo nato.
I ritmi del sonno e dell’appetito sono alterati, e questo certamente fa parte del “pacchetto”! Si mangia quando si riesce,e non quando si ha fame, si dorme se e quando si può. Ma c’è qualcosa in più che non torna: manca il piacere di fare le cose, piccole e grandi di tutti i giorni, va persa la speranza di essere in grado di affrontare la vita, e il proprio compito di madre.
Questi sono alcuni dei sintomi della depressione post-partum, un disagio diffuso e del quale, fortunatamente, si parla in maniera sempre crescente. Un dato per tutti: ogni anno in Italia si ammala di depressione in gravidanza e nel post-partum circa il 16% delle neomamme.
E’ importante però distinguere tra “baby blues” e depressione post partum propriamente detta.
La maggioranza delle donne sperimenta
qualche giorno dopo il parto uno stato passeggero di depressione. Può capitare che la neomamma, si senta triste e sconsolata senza una ragione apparente, pianga senza motivo e si senta inadeguata e incapace in relazione alle nuove responsabilità.
Questo stato d'animo sebbene possa preoccupare, non deve essere allarmante: si tratta di una reazione del tutto naturale e fisiologica dovuta alla stanchezza fisica del parto e al drastico cambiamento ormonale e psicologico. Questo stato di malinconia è quello che si definisce baby blues.
Nel momento in cui questo stato psicologico si prolunga dopo circa un mese dal parto, si può parlare di depressione post-partum. Alcuni sintomi ricorrenti sono una marcata irritabilità, con il bambino e con il partner, una difficoltà ad entrare in sintonia con il proprio bambino o disinteresse nel prendersi cura di lui, mancanza assoluta del desiderio sessuale anche a distanza di mesi dal parto.
E’ come se si percepisse che recuperare la propria vita sia un’impresa impossibile, che l’evento più bello e tanto atteso della nostra vita sia, in realtà, una fatica immensa e insuperabile.
Tra le diverse cause che gli esperti elencano, ve ne sono alcune di ordine cognitivo (ad. esempio, aspettative poco realistiche sulla maternità), ormonali, sociali (scarso supporto, isolamento, condizioni economiche sfavorevoli), psicologiche (predisposizione e familiarità per la depressione, fattori specifici di personalità). Queste cause sono “possibili”, e comunque mai isolate; sono fattori che interagiscono tra loro e non è detto siano una condizione “necessaria e sufficiente” perché la depressione si manifesti.
A mio avviso, sono certi “miti” sulla figura della madre e sulla maternità che possono contribuire allo stato psicologico depressivo nei primi mesi dopo il parto. Qaundo parlo di miti, parlo di aspettative irreali, di ideali imposti e preconcetti e, in quanto “ideali”, poco reali, poco umani! La perfezione non appartiene a nessuno, tantomeno ad una mamma che si trova alle prese con una creatura appena nata.
Ecco tre miti molto diffusi e ingannevoli sul ruolo di madre:
L'amore della mamma è un fatto incondizionato. Non è così! O meglio, non da subito, non per forza dal primo istante Ad amare si impara, si impara man mano che si conosce, che si sperimenta, che ci si scontra; capita nella vita quotidiana con tutte le persone, perché non dovrebbe essere lo stesso con il nostro bambino, che è persona già prima di nascere? E' normale che, anche che la donna più affettuosa provi, di tanto in tanto, dei sentimenti negativi nei confronti del figlio : arrabbiarsi non significa essere una cattiva madre, vuol dire soltanto che si è un essere umano e che esistono dei limiti a tutto!
Le madri dovrebbero essere costantemente disponibili; al primo posto vi è sempre e solo il bambino. Molte donne tralasciano il proprio benessere psichico e fisico, il rapporto col partner e tutto quello che non è legato alla cura del bimbo. E’ qui che spesso insorge uno stato depressivo, proprio per questo annullamento di sé. Farsi aiutare, delegare, curarsi, non sono peccati per cui sentirsi in colpa, anzi! Immaginate con quanta energia e buonumore in più possiamo riabbracciare il nostro piccino dopo essersi presi un po’ di spazio “altro”- per fare altro, per pensare ad altro!
Essere madre è istinto puro. Immaginate cosa vuol dire allattare un bambino appena nato, capire qual è il modo migliore per farlo rilassare e addormentare, lavarlo, cambiarlo, vestirlo, portarlo a spasso (con tutta la preparazione che questo comporta!)… e come si può capire magicamente per intuito come fare!? Certo, l’istinto e l’intuito ci diranno col tempo, qual è la maniera giusta per “quel” bimbo, ma ci vorrà pazienza e, soprattutto, non c’è un solo modo, quello vero e giusto in assoluto.
Essere madri è coppia-specifico, quel-bimbo e quella-mamma si incontrano, imparano a conoscersi, iniziano a relazionarsi, a capirsi e non capirsi, si sintonizzano! E per trovare la giusta frequenza sono necessari tanti piccolo aggiustamenti, a ciascuno il suo.
Di certo, ciò che meno aiuta una mamma in stato depressivo è la chiusura, credere che si è soli in quella condizione, e sentirsi in colpa per questo. Come accade per molti altri eventi della vita, a volte sembra che il problema non ci sia perché nessuno lo racconta; si raccontano tante cose, agli altri, e un bel po’ anche a se stessi, ma quello che fa male e fa sentire diversi no, quello non va detto, è un tabù. Ed essere mamma in difficoltà, per molte donne, un tabù lo è ancora.
Chiedere aiuto, farsi sentire, dagli esperti e anche dai propri familiari, spesso spettatori inermi e inesperti di un male oscuro; chiedere aiuto, dunque, e farlo ai primi sintomi è ciò che consente di fondare la speranza di farcela e di uscirne. In molte cose forse si, ma nella depressione post-partum il tempo non migliora le cose, anzi, le cristallizza, le rende stabili, a volte le peggiora.

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